
Ma oggi, tra le tante "mafie", ce n'è un'altra che non raramente gode delle provvidenze dello Stato. È composta da quanti, senza fare ingenerosi mucchi, tra gli editori sfruttano decine di migliaia di giovani di ogni età, compensando il loro lavoro con spiccioli di euro, tenendoli in condizione di bisogno non molto diverse dalla schiavitù, impedendo loro di fatto - con il ricatto del precariato permanente - di tutelare quel diritto alla verità che nostro tramite la Costituzione afferma appartenere ai cittadini. Sono, costoro, ladri di sogni. Non tolgono la vita, ma uccidono le speranze.
Le vittime di questa "mafia" non hanno mai neanche il conforto di un ricordo, se non nel cuore dei loro familiari e dei loro amici. Penso a Pier
Paolo Faggiano (nella foto), "suicidato" in Puglia il 21 giugno dello scorso anno perché privato del sogno di una vita normale, senza lussi, schiantato dalla voglia di servire la verità e i cittadini e dalla impossibilità di costruirsi una famiglia con le mancette dei compensi che percepiva per il suo lavoro.
In questa insopportabilmente lunga catena del dolore vanno ricordati anche loro: i testimoni anonimi di quanto questo nostro mestiere sia complesso e di quanto in questo nostro amato Paese sia difficile garantire ai cittadini il diritto alla verità".