
Nell'arringa difensiva l'avvocato Pellegrino ha sottolineato, tra le altre cose, come nella sua condotta Camporese abbia "sempre curato gli interessi" dell'ente previdenziale e che l'investimento sulle quote del Fip "sia stato il migliore investimento per l'ente dal punto di vista patrimoniale, che ha fatto maturare un grande profitto". Ha evidenziato, inoltre, che non c'era stata alcuna corruzione nei suoi rapporti con Toschi. Il Tribunale, poi, accogliendo le richieste del pm Gaetano Ruta, ha condannato i fratelli Giorgio e Aldo Magnoni per il crac della Sopaf rispettivamente a 8 anni di carcere e a 2 anni (pena sospesa).